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Disegno & Mondo Interiore del Bambino

a cura della Dott.sa Camilla Nocerino

Questa complessità ci sottolinea che nel linguaggio del disegno infantile è necessario tenere presenti le cinque regole di base che lo governano:

  • il bambino disegna utilizzando un codice autentico, fatto di innumerevoli modalità espressive e simboli infantili con cui egli esprime in ogni momento la propria verità;

  • il bambino non obbedisce ad alcuna regola teorica ma soltanto al proprio istinto;

  • ogni parte del suo disegno, anche la più piccola, esprime qualche cosa di lui stesso: qualche aspetto delle sue preoccupazioni o dei suoi desideri;

  • nel livello manifesto del disegno, ossia in ciò che è evidente, il bambino esprime le piccole preoccupazioni o gli interessi del momento, espresse con piena consapevolezza;

  • nel livello latente o profondo del disegno, il bambino vive un’autentica proiezione dell’universo personale, soprattutto inconscio.

 

Inoltre, volendo approfondire la comprensione della dinamica interiore, si deve tener presente che in tutti i disegni che il bambino produce, egli esprime un meccanismo elementare: la sua regressione. Essa consiste in un “ritorno incosciente e difensivo a un discorso, a un fantasma e, a volte, a un comportamento significativo, anteriormente vissuto” (P. Martin): in esso egli proietta i suoi stati d’animo, i suoi desideri così come le sue frustrazioni, dando vita secondo H. Aubin, a:

  • un’immagine di sé stesso (proiezione speculare), tal quale essa è;

  • un’immagine di ciò che egli vorrebbe essere (proiezione del suo Io ideale): un bambino grassoccio si disegna longilineo;

  • un’immagine di ciò che egli rifiuta o ripudia (proiezione catartica): un bambino abituato agli insuccessi scolastici si disegna con orecchie d’asino;

  • un’immagine giustificatrice (proiezione della propria autorità interna): un bambino aggressivo disegna personaggi malvagi, contro i quali l’aggressività è giustificata.

 

Il mondo nel disegno è percepito dal bambino in accordo con i suoi istinti, come una sorgente possibile di soddisfazione o come una possibile minaccia.

Saranno proprio i desideri istintivi e i timori, che falsificano la realtà, ad essere proiettati per primi sia nello scarabocchio che nel disegno stesso, grazie al fatto che l’Io del bambino elementare e primitivo – non ancora coperto da difese e perciò fulmineo nell’usare simboli arcaici ed in contrasto con il più differenziato Io futuro – è debole ed impotente nei confronti sia dei propri istinti che del mondo esterno.

Il bambino, grazie al suo simbolismo primitivo e regressivo, manifesterà nel disegno deformazioni simboliche e facili storpiamenti, i primi affetti repressi, richieste e paure istintive, i primi oggetti temuti o amati e le prime idee, ancora indifferenziate ma di verità autentica.

La rappresentazione grafica può, quindi, fornire numerose informazioni sulla vita del bambino; nei loro disegni, infatti, i bambini si esprimono liberamente e spesso rappresentano situazioni di vita quotidiana e stati emotivi che posso rivelare alcuni aspetti della loro personalità.

Il disegno può essere interpretato sia da un punto di vista grafico, tenendo conto dell’ampiezza, della forza e dei tratti del disegno, sia dal punto di vista del contenuto, in termini di valorizzazione e svalorizzazione di un personaggio, del rapporto con gli altri, della posizione dei personaggi.

Il disegno ha quindi valore espressivo, proiettivo e conoscitivo: è in grado di informarci sul temperamento e sullo stato emotivo del bambino, di riflettere i suoi conflitti e le sue ansie ed infine di conoscere come raccoglie la realtà esterna e qual è il suo sviluppo motorio.

Se ben interpretati, i disegni, permettono di indagare i conflitti dei bambini e le ripercussioni che hanno sulla loro personalità, sul carattere, sul modo di comportarsi e sull'umore, pur non essendo mai sufficiente da solo per proporre una qualsiasi diagnosi, in quanto è necessario che le informazioni ricavate siano congruenti con altri indici psicologico-clinici e psicometrici.

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